sabato 10 marzo 2012

Vedere la Musica

Sì proprio vedere e non sentire.

L'altro giorno eravamo in cucina davanti ad un piatto di pasta io, Donato, Roberto (Fazari) e Diego Michelon insegnante del corso GPS (Lavora con un Arrangiatore) e come in tutte le cucine che si rispettino stavamo chiacchierando.

Diego oltre ad essere un bravissimo arrangiatore è anche un ottimo pianista e alla domanda di Donato "Diego cosa stai studiando?" (ormai non mi stupisco più di questa domanda, ho imparato che un musicista non smette mai di studiare), la risposta è stata "un po' di classica". A questo punto la conversazione si è spostata su di un autore che non conosco benissimo Claude Debussy compositore e pianista francese. Diego ci ha parlato un po' di questo musicista e ad un certo punto ha detto una frase che mi ha riportato alla mente il mio insegnante di Musica delle medie (stiamo parlando della preistoria). La frase era "Debussy è stato un pianista impressionista, nel suo perioda la musica non doveva dare solo sensazioni di gioia, tristezza, amore, ecc ma doveva evocare immagini".

A questo punto mi si è aperto uno di quei cassettini della memoria che tutti abbiamo e mi è tornato alla mente il prof. Ernesto Tamagni, il mio insegnante di Musica alle scuole medie oltre che titolare della cattedra di teoria e solfeggio al conservatorio di Milano.

Perché mi è venuto in mente? Semplice quando eravamo in classe spesso oltre che sentirlo suonare il pianoforte, era bravissimo, ci faceva ascoltare pezzi di musica classica e ci diceva: "Ragazze (eravamo una classe femminile), chiudete gli occhi e ditemi cosa vedete. Era bellissimo, in quei momenti c'era chi vedeva i prati, le cascate o paesaggi fantastici. Cosa c'è di strano in tutto questo? Il prof. Tamagni era un non vedente e ci chiedeva di vedere per lui, descrivendogli ciò che vedevamo.

A me questa cosa è rimasta forse anche perché avendo per anni studiato danza classica mi capita spesso quando sento un pezzo che mi piace particolarmente di chiudere gli occhi e vedere movimenti del corpo (o meglio i passi) che si adattano alla musica. Molto spesso, infatti quando dico bello mi piace e l'autore mi chiede perché io rispondo perché lo vedo!

Ho saputo da poco che il prof. Tamagni non è più tra di noi, ma io lo ricordo sempre con affetto e lo anche se non lo saprà mai gli dico: "Grazie per avermi insegnato a "vedere" la musica!"

Non stupitevi quindi, come successe ad Antonio (Cordaro) o ad Andrea (Filippone), quando mi fecero sentire dei loro pezzi ed io chiusi gli occhi e dissi che piacevano perché li vedevo.

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